Recupero

Guarire dalla malattia mentale si può? Come si può 'guarire' da se stessi?

Ma la malattia mentale esiste? Si può definire malattia un carattere, una diversa attitudine, un'emozione intensa? Purtroppo secondo la psichiatria organicista, la malattia mentale esiste ed è inguaribile, tuttavia curabile necessariamente con i farmaci, anche se non è mai stato dimostrato alcuno squilibrio chimico alla fonte né che gli psicofarmaci curino qualcosa. Numerose esperienze di 'sopravvissuti' e indagini indipendenti dimostrano invece l'esistenza di una 'trappola farmacologica' molto subdola che, lungi dal 'guarire', favorisce il mantenimento o la cronicizzazione della supposta malattia.
Questo spazio vuole dare la possibilità ai cosiddetti malati mentali di conoscere le reali implicazioni dei farmaci , di cui spesso ne abusano, di riflettere sulla propria condizione, di acquisire nuove conoscenze diventando capaci di riprendersi il controllo della propria vita e delle proprie emozioni.
Si potrà 'guarire' soltanto quando ci allontaneremo dal nostro punto di vista limitato per abbracciare il problema nella sua globalità, con un approccio di tipo olistico.

Attenzione: È potenzialmente pericoloso dismettere psicofarmaci senza un'attenta pianificazione. È importante essere bene istruiti prima di intraprendere qualsiasi tipo di interruzione di farmaci. Se il vostro psichiatra accetta di aiutarvi a farlo, non date per scontato che sappia come farlo al meglio, anche se dice di avere esperienza. Gli psichiatri non sono generalmente addestrati sulla sospensione e non possono sapere come riconoscere i problemi di astinenza. Numerosi problemi di astinenza sono mal diagnosticati come problemi psichiatrici. Questo è il motivo per cui è bene educare se stessi e trovare un medico che sia disposto ad imparare con voi. In realtà tutti i medici dovrebbero essere sempre disposti a fare questo ai loro pazienti che lo desiderano.

giovedì 6 luglio 2017

Il male minore

Bosch: estrazione della pietra della follia

Supponiamo di avere un grosso problema ad un arto, ad esempio una gamba che si sta necrotizzando per cancrena e che debba essere amputata prima che l'infezione si diffonda in tutto il corpo. La scelta in questo caso sarebbe obbligata, credo  per la maggior parte delle persone: si rinuncia alla gamba con tutto l'handicap che ne consegue ma si sopravvive. In tale situazione l'amputazione di un arto si potrebbe definire un 'male minore' rispetto alla sola e unica alternativa della morte.  A prescindere dalla interpretazione personale oggettiva, infatti anche se qualcuno forse preferirebbe morire piuttosto che continuare a vivere così menomato, in generale sarebbe una soluzione sensata, considerando che non vi è altra scelta. 

Alla mia amica G. V. , è stato consigliato il litio carbonato ad alto dosaggio per la sua presunta malattia mentale, nonostante che  lei soffra di grave insufficienza renale. Questo significa quasi la certezza matematica di perdere la funzionalità dei reni, ma questa prospettiva per il suo medico curante è il 'male minore' rispetto al rischio di 'ritornare in mania'  e perciò avere delle crisi 'rischiose' per sé e per gli altri.     

Dunque, se parliamo di male minore non esisterebbero altre vie, giusto? 
O mangi la minestra o salti dalla finestra, come si suol dire. 
Le crisi dovute alla terribile 'malattia mentale' sono talmente spaventose da far inventare trattamenti altamente lesivi e dannosi (tuttavia terapeutici) fatti passare come necessari e considerati il male minore. 
Ecco la scusa pronta per giustificare qualunque trattamento psichiatrico, anche il più  deleterio. 

Dunque ritrovarsi dopo qualche anno di cure a base di tossico litio a dosaggi tossici, in dialisi con i reni rovinati sarebbe il 'male minore'. Questo perché secondo la psichiatria, senza appropriate cure mediche (senza alcuna base scientifica ricordiamolo)  la malattia mentale non potrà mai guarire o migliorare.  
Solo il trattamento farmacologico, sintomatico, sarà in grado di tenere a bada le crisi e consentire una vita migliore. 

So che anche nei tempi bui, anche se non tanto lontani quando era in auge la pratica orribile della lobotomia si parlava del 'male minore'. Sicuramente si trovavano persone lobotomizzate felici e contente di essere state gravemente menomate del loro bene più prezioso: la memoria e l'intelletto. Persone che regredivano ad un QI da bambini beatamente felici e soddisfatte di questo barbaro trattamento. 
La lobotomia, eseguita anche in modo semplice introducendo un rompighiaccio nella cavità oculare, andava a maciullare collegamenti e materia grigia della corteccia prefrontale, così a casaccio. Immaginatevi un intervento così invasivo in un organo delicato come il cervello. Per i luminari dell'epoca non vi erano  naturalmente particolari obiezioni, bastava il risultato: la gente si tranquillizzava. Un po' come succede ancora oggi con l'elettroshock, sempre largamente praticato. Che importa se si distrugge una volontà, un'identità, una vita se il risultato è la scomparsa di fastidiosi sintomi della terrificante malattia mentale? Pensate che ad Antonio Egas Moniz, l'inventore di questo metodo di cura così efficace gli fu dato il premio Nobel !  

Ora come al solito per chiarezza  non voglio affermare che questi sintomi terribili non esistono, e che le persone non soffrono mai di problemi mentali. Sarebbe come dire che non esiste il mal di testa, il mal di pancia  o il raffreddore.  Non voglio nemmeno sindacare qui sulla presunta pericolosità di tali sintomi. Voglio dire che le cause dei problemi mentali esistono, che non appaiono così senza un motivo, anche se non sono facili da trovare.
Pensate  ad esempio a quanti individui realmente malati di una malattia come ad esempio la sifilide o la pellagra che, come noto provocano demenza, sono stati lobotomizzati o rinchiusi a vita prima che queste malattie venissero scoperte. 
Oggi siamo allo stesso punto, ma con un altro livello di conoscenza, solo che è più difficile comprendere le reali cause biologiche (sempre ammesso che ve ne siano di esclusivamente organiche) o multifattoriali per i moderni problemi mentali che affliggono la popolazione.  

Come ho avuto modo di scrivere altre volte io non escludo per partito preso qualunque causa organica che possa produrre sintomi di questo tipo, ma allo stesso tempo credo anche nella complicità di possibili cause psicologiche, traumi, problemi comportamentali e cause ambientali. Credo anche che il corpo possa influenzare la mente e viceversa, credo alla capacità del corpo di produrre le endorfine in modo adeguato, come alla limitazione dovuta ad esempio ad una cattiva alimentazione. 

Non credo allo 'squilibrio chimico' che appare senza  motivazione apparente tramandato geneticamente. Ma credo alla possibilità di riequilibrare chimicamente il corpo e quindi anche il cervello per mezzo della nutrizione, che provenga da una dieta mirata oppure anche da una analisi delle eventuali carenze corrette con integrazione mirata. 

La differenza fondamentale tra  questo  modo di operare e assumere psicofarmaci è presto detta: con gli psicofarmaci si vanno a modificare in modo artificiale i delicati meccanismi, introducendo un elemento di disturbo, estraneo e tossico al solo scopo di attenuare i sintomi. 
Con la nutrizione invece si è in grado di fornire al corpo tutti gli elementi utili al proprio benessere, mettendolo in grado di auto correggersi. 
Così se ad esempio si è affetti da demenza dovuta ad una condizione nota come la pellagra, è perfettamente inutile insistere con antipsicotici e tranquillanti vari ammazza-sintomi, non si guarirà mai se non si interviene ristabilendo il giusto apporto di vitamina B3. 
Volete verificare quanto detto sulla pellagra? 
Provate ad evitare completamente la vitamina B3 per esempio con una dieta tale che non vi faccia pervenire il vostro fabbisogno  quotidiano di 46 mg al giorno di questo elemento essenziale. 
Poi una volta contratta la pellagra, non dite nulla a nessuno e aspettate che qualcuno vi porti da uno psichiatra.

Il concetto di male minore, oltre che fuorviante è anche indice che la psichiatria da sempre non ha mai fatto del 'bene' a nessuno. Il male è sempre male, anche se ridotto. Meglio un veleno a dose mortale adesso, oppure a piccole dosi per uccidere lentamente ? Queste sono le scelte possibili secondo la psichiatra.
Negli anni bui del T4 in Germania sappiamo bene quale scelta è stata fatta ed è costata la vita ad un certo numero di persone. Lo stesso numero di morti oggi si possono raggiungere e superare ampiamente grazie a questo male minore.  
D'accordo ma l'obiezione a questo punto è sempre la stessa: se non vi fossero tali trattamenti quanti sarebbero i morti dovuti alla sola malattia mentale? La risposta è sotto gli occhi di tutti a disposizione di chi vuole guardare. Basta informarsi sui risultati dei trattamenti alternativi che non fanno uso di psicofarmaci come ad esempio Open dialogue, Soteria, e qui da noi il metodo alla salute. Basta documentarsi sulla situazione di paesi dove è molto limitato l'uso di psicofarmaci.  Basterebbe anche documentarsi per bene sul grande lavoro di Abram Hoffer, Pfeiffer, e simili pionieri del corretto approccio organico, sentire direttamente le persone da loro curate e salvate dalla psichiatria e da  una prospettiva di vita infima. 

Quello che semmai stupisce in questo nostro triste scenario, è come la psichiatria riesca facilmente a plagiare le persone, convincendole della necessità di una cosa assurda come il  male minore nel contesto dei problemi mentali. In realtà c'è poco da stupirsi perché la gente si spaventa a morte dei propri sintomi, poi per rincarare la dose gli viene detto che questi problemi non avranno mai fine perché sono sintomi di una malattia genetica, cronica e inguaribile, tuttavia curabile necessariamente con droghe di sintesi prescritte a vita. 

Riporto qui un pensiero che spiega in poche parole  le conseguenze del male minore e il lavaggio del cervello inflitto dalla psichiatria :

Jan Carol scrive: 
”Ho una cara amica che si sta uccidendo con i farmaci. Ha una malattia metabolica, il suo sistema endocrino si sta spegnendo (Sindrome di Hashimoto, stanchezza surrenalica), le è stato diagnosticato un trauma cranico, subisce enormi deficit cognitivi, e le sue opportunità e le opzioni sono in collasso  a cascata. Ha preso il  Seroquel per almeno 20 anni, e vari cocktail di psicofarmaci. Il suo cocktail attuale comprende 5 farmaci.
Se ci si parla, lei esprimere gratitudine che non ha delusioni invadenti, che il suo comportamento è sotto controllo, e lei è grata per la benzo che può sospendere la sua ansia per un po ', e grata per il farmaco Z. che aiuta il suo sonno.
Ma se si arriva a conoscerla bene, e a vedere la perdita di 30 punti di QI, le disfunzioni croniche del movimento (agitazione, spasmi), le difficoltà della tiroide, l'incapacità di affrontare la sua situazione o i suoi problemi con qualcosa di più  e vedere la costante spinta al suicidio, autolesionismo,  si penserà: questa non è una persona che sta bene.
Ma i suoi medici non ci badano. Gli basta appena trattarla, “business as usual” (i soliti affari  ndt)...
Questa è la differenza tra sapere e capire. Lei mi sente parlare del danno dei farmaci - ma è così terrorizzata (e condizionata ad esserlo dai farmaci) ha subito acatisia, discinesia tardiva  e declino cognitivo per almeno 20 anni. Come poteva attraversare tutto questo per scegliere una vita di libertà dai farmaci?
Dove sono le persone per aiutarla a liberarsi, mentre  è preoccupata per avere abbastanza cibo da mangiare, o trovare il modo di pagare le bollette? Questo è chiaramente il risultato di prendere un neurolettico a lungo termine e l'uso di benzo - ma - come si fa a salvarla da ciò che la sta uccidendo, quando crede così fermamente che lei “ha bisogno di questa roba” ?
I farmaci causano più male che bene. Soprattutto quando si considera la visione a lungo termine nell'equazione “.

Mai come oggi urge un cambio di paradigma. 
Cominciamo intanto a ribaltare il concetto e a parlare di 'bene maggiore'. 
E' un bene maggiore ascoltare gli altri con empatia senza giudicare, usare psicofarmaci al minimo o non usarli del tutto per il trattamento delle 'crisi', evitare la coercizione,  fornire aiuti economici, alloggi adeguati, lavoro, valorizzazione delle persone anziché demonizzazione. 
Sarà un bene maggiore educare le persone che già sono intrappolate in una cura che provoca danni iatrogeni infiniti a scalare correttamente tutte le droghe di cui erroneamente necessitano, e al contempo informare meglio medici prescrittori e pazienti sul reale pericolo insito in questi trattamenti. 
Sarebbe un bene maggiore se tutti gli psichiatri smettessero di fare quello che sarebbe molto più corretto demandare ai neurologi e agli psicologi, e sparisse proprio la psichiatria come disciplina dalla faccia della terra.
Sarà un bene maggiore qualunque cambiamento in positivo di una società malata, oggi orientata solo al perseguimento del profitto ad ogni costo, all'esaltazione dell'individualismo, dell'egoismo e del nichilismo, incurante dei danni inflitti alla natura e votata all'autodistruzione.    

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